Celebriamo la festa della Natività della Beata Vergine Maria in questo tempio a Lei intitolato, la cui finezza della sua armonia documenta una pagina luminosa non solo del Rinascimento italiano, ma anche della devozione mariana del popolo tuderte. Il grande modello architettonico della Chiesa dal cuore giovane, pronta a seguire Cristo con freschezza e docilità, rimane sempre la Vergine Maria. “Il suo Fiat (cf. Lc 1,38) è l’esempio più bello – assicura Papa Francesco – che ci racconta cosa succede quando l’uomo, nella sua libertà, si abbandona nelle mani di Dio”.
“La celebrazione odierna – scrive sant’Andrea di Creta – onora la natività della Madre di Dio. Però il vero significato e il fine di questo evento è l’Incarnazione del Verbo. Infatti Maria nasce, viene allattata e cresciuta per essere la Madre del Re dei secoli, di Dio (…). Questo è il giorno in cui il Creatore dell’universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta del Creatore (…). La presente festa è come una pietra di confine fra il Nuovo e l’Antico Testamento. Mostra come ai simboli e alle figure succeda la verità e come alla prima alleanza succeda la nuova.”.
Il brano evangelico ci ha presentato la “genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo” (Mt 1,1). In questa lunga serie di generazioni – da Abramo a Giuseppe, lo sposo di Maria – è contenuta una sintesi della storia della salvezza: popoli, famiglie, uomini e donne si susseguono, su uno sfondo di grandezza e ignominia, di trionfi e miserie, di peccato e grazia, di perdimento e redenzione. Dentro questa massa umana, Cristo non ha paura di calarsi, di mescolarsi e confondersi, di spogliarsi e umiliarsi (cf. Fil 2,7-8). Sfogliando le pagine di questa storia, costellata di figure discusse e discutibili, risplende in modo trasparente il dito della mano di Dio, per mezzo del quale “tutto concorre al bene” (cf. Rm 8,28).
Nel presentare il mistero di luce che, nelle ombre della storia, con la nascita di Maria ha annunciato il sorgere del Sole di giustizia, Cristo Signore, la liturgia ricorre all’immagine dell’aurora. Nell’odierna festività la Chiesa saluta la Vergine come “speranza e aurora di salvezza al mondo intero”. Contemplando il mistero della sua Immacolata concezione la invoca come “mistica aurora della redenzione”. Davanti allo “spettacolo di bellezza” dell’Assunzione le confida: “Tutta splendore sei, Figlia di Sion, come l’aurora ti innalzi nel cielo”. Nella memoria della Beata Vergine di Lourdes esclama: “Aurora splendente di salvezza, da te è nato il Sole di giustizia, che dall’alto ci ha visitati”. Se Gesù bambino è il Sole di giustizia, Maria bambina ne precede e ne sveglia l’aurora.
La Vergine Maria, “ammantata di Sole”, risplende della doppia bellezza dell’anima e del corpo. “Maria, perché fosse santa nel corpo – scrive san Bernardo –, ricevette il dono della verginità, e, perché lo fosse anche nella mente, ricevette quello dell’umiltà”. “Piena di grazia – così recita un’antifona della liturgia delle ore odierna –, Dio l’ha guardata; umile, Dio l’ha visitata”. Se l’umiltà di Maria ha consentito a Dio di farLe visita, a Nazaret, e Le ha ispirato il Fiat, la sua disarmante semplicità l’ha sollecitata a mettersi in viaggio verso la regione montuosa della Giudea e, dopo aver salutato Elisabetta, Le ha suggerito il Magnificat.
Donna “senza pieghe”, perché “Tutta bella”, Donna “senza piaghe”, perché “Immacolata”, in Maria tutto è unificato dal filo di silenzio sonoro dell’abbandono alla fedeltà di Dio. Ella ha ignorato i fremiti dell’amor proprio, i sussulti della suscettibilità, le ansietà dell’ambizione. Poiché, sovente, siamo tentati di cedere a queste passioni, la Vergine Maria ci ottenga il dono di un cuore semplice, “fedele nel servizio e ardente nella lode”. La semplicità del cuore dipende, essenzialmente, dalla limpidezza dello sguardo, come quello materno di Maria, nei cui occhi si affaccia Dio.
Santa Maria, Donna dagli occhi “ebbri di Dio”: “la tua nascita ha annunciato la gioia al mondo intero”; “la tua immagine è luce per tutto il popolo cristiano”. L’ovazione di gratitudine di questo nostro “plebiscito d’amore” ci ottenga di trovare riparo sotto il manto del tuo sguardo benedicente. Questo tempio, edificato al di fuori delle mura della città di Todi, ci ricorda che, “alla tua nascita, nel mondo si è accesa una luce”. Il tradizionale spettacolo pirotecnico che, al termine di questo giorno, inonda di luci la nostra città, contribuisce a farci sollevare lo sguardo e a ricordarci che tu, “stella del mare”, sei “porta felice del cielo”.
+ Gualtiero Sigismondi